Lesioni muscolari
I muscoli sono organi deputati al movimento del corpo o di alcune sue parti; sono composti da particolari unità, dette fibre muscolari, che hanno la possibilità di contrarsi (ridursi in lunghezza) e di rilassarsi (ritornare alla lunghezza iniziale) in risposta a stimoli di varia natura.
In questo articolo verrà preso in considerazione solo uno dei due grandi tipi di tessuto muscolare: quello striato scheletrico che forma, appunto, la muscolatura scheletrica che, insieme alle ossa, costituisce l’apparato locomotore ed è regolato dalla volontà del soggetto. Questo tipo di muscolatura non serve solo a produrre movimenti del corpo, ma provvede anche a sostenere il peso dei visceri e a proteggerli da traumi esterni, a controllare la defecazione e la minzione e svolge un ruolo chiave nella respirazione.
L’altra tipologia, detta tessuto muscolare liscio, ha un’attività contrattile autonoma e indipendente dalla volontà del soggetto e si trova in zone anatomiche quali la parete del tubo digerente, la parete dei vasi sanguigni, dell’utero e della vescica.
Tornando alla muscolatura striata, essa può ledersi a seguito di due tipologie di traumi: il trauma diretto, in cui l’azione diretta di una forza esterna è responsabile della lesione e quello indiretto in cui non è presente una forza esterna a lesionare la struttura.
La lesione da trauma diretto o contusione provoca un versamento sanguigno causato dalla lesione con comparsa di ematoma nella sede dell’evento traumatico. È possibile classificare questa tipologia di infortuni in base alla loro gravità:
- Grado lieve, nelle quali si conserva oltre la metà dell’intero arco di movimento
- Grado moderato, nelle quali si conserva meno della metà dell’intero arco di movimento ma più di 1/3 del totale
- Grado severo, nelle quali l’arco di movimento concesso è inferiore ad 1/3 dell’arco di movimento totale.
Le lesioni da trauma indiretto, invece, vengono classificate in:
- Contrattura: si presenta dopo aver terminato l’attività fisica ed è uno stato involontario in cui il muscolo non riesce ad allungarsi adeguatamente. Il dolore è difficile da localizzare poiché interessa l’intero ventre muscolare. A livello anatomo-patologico il muscolo non presenta lesioni.
- Elongazione: è un dolore immediato, acuto e ben localizzato; è presente una distensione delle fibre muscolari, senza rottura delle stesse. Il soggetto è costretto ad abbandonare l’attività fisica anche se il dolore non comporta un’impotenza funzionale immediata.
- Strappo di I° grado: è un dolore acuto e violento durante l’attività provocato da una lacerazione di poche miofibrille (unità costituenti le fibre muscolari), ma non dell’intero fascio. Uno strappo è sempre accompagnato da stravaso ematico più o meno evidente e nella zona è possibile riscontrare un avvallamento alla palpazione. Inoltre, il tessuto leso verrà sostituito da tessuto connettivo, che non ha le stesse caratteristiche elastiche del tessuto muscolare e di conseguenza esporrà le fibre a valle della cicatrice ad una più probabile rottura. Il soggetto è costretto ad interrompere l’attività fisica.
- Strappo di II° grado: è presente lacerazione di uno o più fasci, ma è interessata meno di ¾ della sezione del muscolo. La sintomatologia dolorosa è la medesima dello strappo di I° grado ed il deficit funzionale è importante, ma non completo.
- Strappo di III° grado: la lacerazione può essere parziale quando sono interessati più di ¾ della sezione o totale, nel caso in cui si verifichi una lesione dell’intero ventre muscolare. L’insorgenza dei sintomi è analoga anche per il III° grado e la funzionalità muscolare è totalmente compromessa.
Per tutte queste lesioni nella fase acuta si segue il protocollo P.R.I.C.E. che sta per “protection” (protezione), “rest” (riposo), “ice” (ghiaccio) utile per ridurre la temperatura e la domanda metabolica provocando vasocostrizione, “compression” (compressione) volta a ridurre il gonfiore e ad arrestare l’emorragia e infine “elevation” (elevazione) che riduce la pressione nei vasi sanguigni limitandone lo stravaso ematico.
Per velocizzare il processo riparativo, ridurre l’infiammazione e attenuare il dolore è possibile far ricorso a terapie fisiche quali Tecarterapia, laserterapia, ipertermia ed onde d’urto oppure mediante l’applicazione di kinesio taping. Possono essere utili, in fase subacuta, dei massaggi decontratturanti che aiuteranno a diminuire la contrattura muscolare, favoriranno l’ossigenazione del tessuto muscolare e, in caso di strappo, miglioreranno l’elasticità della cicatrice.
Prima della ripresa delle attività è importante evitare recidive con stretching settoriale, recuperare il tono muscolare perduto con l’ausilio di esercizi di rinforzo e riallenare, mediante esercizi specifici, la propriocezione, aspetto che spesso viene sottovalutato, ma che risulta imprescindibile per un recupero ottimale.
In conclusione, un infortunio muscolare può colpire qualunque soggetto ed è la riabilitazione che deve metterlo nella condizione di tornare a svolgere le proprie attività utilizzando le terapie adatte e rispettando i tempi di recupero adeguatamente
Stefano Nizza, Dottore in Fisioterapia