Sindrome del tunnel carpale
La sindrome del tunnel carpale (STC) è una patologia, precisamente una neuropatia periferica, caratterizzata dalla compressione del nervo mediano nel canale carpale (spazio osteofibroso rigido e stretto presente a livello del polso e costituito dalle ossa alla base della mano e dal legamento trasverso). Si verifica quando le strutture tendinee e legamentose presenti al suo interno si ispessiscono oppure il canale si riduce di volume con conseguente aumento della pressione interna.
Colpisce soprattutto le donne di età compresa tra i 40 e i 60 anni ed è frequentemente bilaterale con prevalenza della mano dominante.
La STC è perlopiù idiopatica (ovvero le cause non sono conosciute), ma può essere anche secondaria a eventi traumatici, anomalie anatomiche congenite e malattie reumatiche. La STC inoltre è considerata una patologia professionale, in quanto correlata ad alcune attività lavorative che comportano movimenti ripetitivi di dita e polso, mantenimento di posture prolungate e utilizzo di oggetti vibranti (settori manifatturiero e tessile, oppure mestieri quali, ad esempio, quello dello scrittore, del pianista, del muratore, o ancora mansioni lavorative in cui si prevede l’utilizzo del computer).
La sintomatologia si manifesta con gradualità e si distribuisce nelle zone innervate dal nervo mediano presentando:
• formicolio e intorpidimento alle prime quattro dita della mano, soprattutto di notte o nel mantenimento di determinate posture o attività ripetitive prolungate. Questi sono i sintomi iniziali che caratterizzano la prima fase lieve-moderata;
• sofferenza motoria (debolezza delle dita, difficoltà nei movimenti di prensione, ipotrofia dei muscoli), spesso associata a dolore al polso e alla mano con interessamento dell’avambraccio, in un secondo momento, quando la patologia è ormai in fase moderata-grave.
La diagnosi si avvale, oltreché della storia clinica del soggetto, della palpazione dell’area interessata e dell’esecuzione di test provocativi (di Tinel e di Phalen), che ne riproducono i sintomi, e viene completata dall’esame elettromiografico, che valuta la velocità di conduzione sensitiva e motoria del nervo mediano.
La terapia per la STC può essere conservativa o chirurgica.
Gli obiettivi prevedono la riduzione e/o l’eliminazione della sintomatologia, il recupero del movimento attivo e la prevenzione di danni secondari. E’ importante riuscire a individuare la patologia in fase lieve-moderata, in modo da evitare che evolva in una disabilità più importante in futuro.
Di norma, nelle forme iniziali, quando i disturbi sono moderati, sopportabili e presenti da pochi mesi si procede con il trattamento conservativo che consta di:
• tutore che mantiene il polso in posizione neutra (leggera estensione), fornisce supporto e immobilizza, lasciando liberi palmo e dita, e viene indossato perlopiù di notte, di giorno se il lavoro lo permette;
• iniezioni di cortisone nel canale e terapia farmacologica;
• modifiche delle attività quotidiane, ad esempio scegliendo la strategia motoria più efficace o variando le posture;
• fisioterapia (esercizi con le mani, stretching e rinforzo muscolare) e terapia fisica (laserterapia);
• ergonomia, che consiste nel facilitare le attività quotidiane e lavorative utilizzando dispositivi, quali tutori, ingranditori di presa, tastiere specifiche, che evitino il sovraccarico della parte interessata.
Se la sintomatologia non regredisce, è intensa, tanto da condizionare la vita quotidiana o è in atto da almeno sei mesi, viene indicato l’intervento chirurgico di decompressione del nervo, in cui viene sezionato il legamento trasverso del carpo attraverso un taglio di circa due centimetri sul palmo della mano.
Dopo l’intervento è di primaria importanza muovere subito le dita, in modo da ridurre il gonfiore (eventualmente utilizzando il ghiaccio) e prevenire la rigidità, svolgere, in un secondo tempo, cauti movimenti del polso e delle dita per recuperare l’escursione articolare e utilizzare le mani in attività quotidiane leggere se il dolore lo consente.
Dopo un paio di settimane vengono rimossi i punti di sutura: a questo punto si possono svolgere esercizi più intensi per l’escursione articolare, altri mirati al rinforzo della muscolatura e trattare la cicatrice (massaggio, scollamento e training per il recupero della sensibilità che, nei casi più gravi, può risultare compromessa).
In ultimo, si lavora in modo specifico sugli esercizi di presa e di pinza (motricità fine), che risultano fondamentali per l’esecuzione corretta delle attività quotidiane.
L’utilizzo completo della mano viene riacquistato nel giro di 4-6 settimane dopo l’intervento.
Francesca Pellò, Dott.ssa in Fisioterapia