TRIADE DELL'ATLETA FEMMINILE
La “Triade dell’atleta femminile” interessa, come suggerisce il nome stesso, il genere femminile e, più specificatamente, giovani ragazze che ossessionate dall’idea di magrezza e volontà di successo tendono a passare in secondo piano la concezione stessa del termine benessere. Questa particolare sindrome trova spazio inevitabilmente in quella serie di travianti stereotipi e luoghi comuni che albergano nella mente di una buona parte di ragazze in età adolescenziale, per eccessiva colpa di un sistema efficacemente congegnato che, attraverso la diffusione capillare mediata da schermi, radio e, talvolta, riviste, non filtra notizie potenzialmente fuorvianti e sbagliate.
Nel 1992 l’American College of Sports Medicine (ACSM) coniò il termine identificandone i tre principali aspetti peculiari: la disfunzione del ciclo mestruale, l’anoressia atletica e l’osteoporosi (con conseguenti fratture).
In merito al ciclo mestruale v’è da dire che la cattiva alimentazione a basso apporto calorico, stress fisico ed emotivo o bassa percentuale di grasso corporeo, posso sfociare in cambiamenti ormonali che interrompono i periodi mestruali (amenorrea/oligomenorrea). Inoltre, in aggiunta a quanto appena detto, livelli di beta-carotene (precursore della vitamina A) nel sangue, anemia, atrofia vaginale, bradicardia e squilibri elettrolitici possono risultare alterati.
Per quanto concerne l’anoressia atletica, bisogna riflettere su quanto una corretta nutrizione sia fondamentale per il sostentamento dell’organismo sia per atleti che per non amatori del mondo sportivo.
Quanto di più importante riusciamo a trasmettere ci deriva essenzialmente dall’alimentazione, calibrata in base alle nostre richiesta fisiologiche e non, risultando così essere indispensabile per compiere qualsiasi forma di movimento. Oltretutto, se si esegue eccessivo esercizio fisico si porta il corpo a non ottenere abbastanza energia con conseguente senso di stanchezza, perdita notevole di peso e maggior tempo di guarigione delle ferite.
I professionisti sanitari che si occupano del trattamento di questa patologia cercano come prima cosa di correggere l’insufficiente apporto calorico, e di macro-micro nutrienti, basandosi su delle formule predittive per calcolare il metabolismo basale della paziente.
Queste formule si basano essenzialmente sul peso, l’altezza e l’età del soggetto in questione. Il metabolismo basale, espresso il kcal, indica il dispendio energetico giornaliero dell’organismo in condizioni di assoluto riposo, ovvero il quantitativo di energia necessaria al nostro corpo per svolgere solamente le funzioni metaboliche vitali.
Ovviamente quanto risulta da queste formule non è il quantitativo di energia che il paziente deve assumere nell’arco della giornata, poiché il valore del metabolismo basale deve essere corretto moltiplicando il risultato ottenuto per un altro valore, chiamato LAF (Livello di Attività Fisica), che varia molto a seconda dello stile di vita del soggetto. Da questa seconda operazione si otterranno le kcal necessarie all’organismo per soddisfare tutte le azioni svolte durante la giornata, metabolismo basale e sport compresi.
Per quanto riguarda le atlete affette da questa patologia, risulta chiaro che il valore del LAF innalzerà di molto le kcal del metabolismo basale, fino a quasi raddoppiarle nel caso di atleti agonistici che svolgono svariate ore di intensa attività fisica quotidiana. Non assumere quanto richiesto dal nostro organismo per svolgere tutte le attività giornaliere, è il primo passo di un deficit calorico che può innescare gravi conseguenze nelle atlete affette dalla triade.
La mancanza di mestruazioni induce ad un’interruzione, oltre alle conseguenze sopra citate, dei processi di costruzione della micro struttura dell’osso e, conseguentemente, persuade ad una riduzione della massa ossea che causa un aumento della fragilità dell’osso con conseguente aumento del rischio di fratture patologiche.
Le atlete maggiormente esposte a quanto appena detto, spesse volte osservano diete estremamente costrittive, svolgono allenamenti faticosi per lunghi periodi trovandosi, poi, in over training syndrome (o.t.s.) senza manco saperlo. La dieta è vero che sia il fattore che sta alla base ma le cause devono essere ascritte anche alle influenze ambientali, sociali, alla autostima, al contesto famigliare ed ai fattori genetici.
Riccardo Alfieri